Il
fiore di Canna o Canna d’India, Achira in botanica, appartiene alla
famiglia delle cannacee e si suddivide in cinquanta varietà, tutte
originarie del continente Americano. Nei paesi di origine le canne sono
coltivate da millenni, sia come piante ornamentali, che come ortaggi,
poiché il tozzo rizoma carnoso è commestibile, e viene utilizzato per
ricavarne amido. La leggenda designa questa pianta come raffigurazione
vegetale dell’asse del mondo simbolo di mediazione fra la dimensione
terrena e quella divina, dato il suo innalzarsi al cielo. La
flessuosità e adattabilità delle lunghe ramificazioni, rappresenta
invece la capacità di resistere alle avversità. Anticamente il mitico
re indiano Achal, ne fece dono in una ghirlanda, alla regale consorte
Darika. La tradizione favolistica dell’episodio narra che la collana di
fiori, per volere del dio Shiva, quando la regina rimase vedova e
privata delle sue ricchezze dal figliastro del re erede al trono,
divenisse completamente d’oro, permettendo alla donna, con il ricavato
della vendita di un singolo, magico, fiore, di condurre un’esistenza
dignitosa. Per concludere uno stornello romano del 1600 dall’invocazione
floreale che caratterizza altri stornelli, modo di cantare detto “a
storno” ossia facendo rimbalzare la voce da più parti, nato in quel
periodo storico, così recita: <<Fiore de canna
si fussi fija de casa Colonna
nun saressi co' me tanto tiranna …>>
Laura A. (per e da "la Cicala Parla" maggio/giugno 2021)