venerdì 11 settembre 2015

Cinghiale armato uccide cacciatore

 Vicende grottesche che onorano il paradosso in tutte le sue sfumature.
"Cinghiale uccide cacciatore!" Questo hanno titolato ultimamente Testate e TG. Un po' come dire "Pesce in scatola prende all'amo consumatore!". Dopo tanto clamore, si è fortuitamente scoperto che il malcapitato cacciatore, in apparenza ucciso da un animale selvatico identificato, non si capisce bene con quale criterio,  nel cinghiale, è stato in realtà colpito all'arteria femorale da comuni pallettoni da caccia e non da morsi, come  dedotto in un primo momento. 
"Caspita, allora abbiamo a che fare con un cinghiale armato!" avranno pensato sconvolti i preposti nell'immediato, senza voler - poter  ovviamente ammettere, che si era trattato di un errore grossolano  non riconoscere, anche prima della rivelatoria autopsia, ferite prodotte da arma da fuoco, sicuramente manovrata da altro essere umano!!!
Ultimamente c'è grande animosità nei confronti dei poveri cinghiali, quasi si volessero usare da capro espiatorio per tutto quanto non va nel nostro Paese, nella società...
Articolisti presi dal sacro fuoco dell'insaccato, si scagliano contro le popolazioni di suidi inneggiandone il massacro, rivelando il loro conflittuale  rapporto con questi animali, certamente amatissimi sotto forma di salsiccia. 
                                                                                                                                           Laura A.

mercoledì 2 settembre 2015

Solita ingiustizia venatoria...

Consultando il calendario venatorio 2015-16 della regione Lazio, si evince che la stagione venatoria, sarebbe dovuta iniziare,  nella data del 20 settembre. Tuttavia ricorrendo a degli espedienti come l'allenamento dei cani senza -possibilità di sparo- dal 30 agosto al 17 settembre, oppure nelle zps, o zone protezione speciale?! dal 2 settembre...   Sta di fatto che questa mattina, almeno per chi abita nelle zone periferiche della città, quindi a contatto con il verde, sembrava scoppiata la terza guerra mondiale!
Colpi d'arma da fuoco, ovunque detonazioni selvagge, uccelli terrorizzati, disorientati e ammutoliti nel migliore dei casi. Ogni anno tristemente, nella medesima data, mi chiedo come possa una società definita evoluta, permettere ancora uno scempio del genere. Una barbarie gratuita, operata e perpetrata da un pugno di impotenti, scellerati, armati di doppietta. Piccoli uomini con grandi fucili. Individui che sfogano le frustrazioni massacrando gli indifesi, "persone" dalle quali si dovrebbe stare sempre ben lontani.
Eppure, parlando con gli altri in generale della caccia, nessuno si professa mai  cacciatore. La sensazione è che come fantasmi si nascondano, restando invisibili, mimetizzati e camuffati da persone civili tutto l'anno, fino alla fatidica data del 2 settembre, quando finalmente con assetto seriale escono allo scoperto, per accoppare qualsiasi cosa si muova sul loro cammino. Accoppandosi provvidenzialmente l'un l'altro, in mancanza di meglio.
Ridicola poi, è la pretesa, presunta, distinzione di una specie dall'altra, riconoscendola dal basso verso l'alto. Allora vediamo ad esempio come potrebbe andare un simile particolare nel giorno adibito all'uccisione  di tortore e quaglie:
<<... No, a quella non sparo >> con la r moscia, << perché non è una Tortora e nemmeno una Quaglia. A te Ignazio cosa sembra?>>  Ignazio che nel frattempo ha perso gli occhiali e impreca perché non riesce più a trovarli, da uno sguardo appannato al cielo  e decreta: << Non vedi che tanto sono tutti uccelli? Spara, spara..! >>. PUM PUM!
Insomma, triste e ingiusta vicenda questa della caccia. Se alcuni si sentono in diritto di praticarla come "sport", in nome di una pretesa libertà d'azione e di intenti, altri, sempre per il medesimo motivo,  si sentirebbero altrettanto liberi di non dover subire ad ogni stagione, quel silenzio di morte che aleggia nelle campagne, nei boschi, dove al melodioso canto degli uccelli si sostituisce quello angosciante delle armi da fuoco, sotto a un sole  che quando c'è, appare velato di malinconia. In una natura meravigliosa, abusata  dall'unico animale che abbia mai ucciso per divertimento: l'uomo.
Oltre a quanto espresso sopra, un pensiero particolare e una pacca consolatoria sulle spalle, va a tutti quanti nutrono, proteggono, allevano uccelli, lasciandoli però liberi in natura. Brava gente, che nelle giornate fatali soffre terribilmente e lancia maledizioni, come me.
                                                                                                                                                 Laura A.



"L'anima e lo scarabeo" e "Il tempo di dirtelo" libri di Laura Antonelli

L'anima e lo Scarabeo -  Laura Antonelli  
editrice Nuovi Autori

 Descrizione
Monica è una bella ragazza dell'alta borghesia viterbese. Dopo essersi lasciata alle spalle il fallimento del suo matrimonio, finalmente è disposta a rimettersi in gioco e si innamora di Mario, un ispettore di polizia. Una vita normale, la sua, divisa tra amici, colleghi di lavoro e la grande passione per la scrittura. Ursula è una strega che ha vissuto la sua prima vita nella seconda metà del Quattrocento ed è la protagonista del romanzo che Monica sta scrivendo. Due storie parallele, che si intrecciano e sfumano l'una nell'altra fino a confondersi, in un gioco suggestivo tra immaginazione e realtà. Il racconto di Monica è davvero frutto della sua fantasia, oppure nella mente della ragazza si affollano ricordi che non le appartengono? 
 Recensione a cura di luciano Nanni:


Narrativa Un’opera prima è indicativa delle possibilità, che qui sono rimarchevoli; il romanzo si svolge infatti su due piani, ‘reale’ e ‘romanzesco’; quando i due piani interagiscono diminuisce il concetto di identità: nel libro infatti la protagonista scrive una storia che ha come personaggio centrale una strega nata per la prima volta nel 1457; pur nelle escursioni temporali l’ambientazione è accurata (sarebbe sufficiente il riferimento ad Arcadelt a p. 167). La Antonelli ha certamente la stoffa del narratore; la sua scrittura risulta a volte fin troppo compatta (intere pagine senza un a capo), ma anche questo caratterizza il suo stile. 
(da Literary)