lunedì 29 gennaio 2018

Animali, draghi e creature fantastiche

Tanti e variegati sono gli animali, dai più comuni ai più fantasiosi, che popolano le rappresentazioni artistiche. Esistono anche soggetti particolari come il drago, la salamandra e il serpente o le favolose creature mitologiche  come chimere, arpie, sirene, grifoni, unicorni, centauri, sfingi e altri, che racchiudono  precisi significati simbolici.
Animali sovente vengono accostati ai santi o ad alcune figure bibliche come simbolo di riconoscimento. Troviamo fra i più celebri il leone di san Girolamo, il drago per quanto riguarda san Giorgio, gli uccellini per san Francesco.

San Girolamo che toglie una spina dalla zampa del leone
Anche il serpente il drago e la salamandra erano come già accennato dei simboli. Il primo era simbolo di inganno, di peccato; il drago invece aveva un doppio significato rappresentando nella cultura orientale il coraggio e la saggezza e in quella occidentale il male e la violenza. La salamandra simboleggiava  rinascita e giustizia, considerata un animale capace di vivere e rigenerarsi nel fuoco.
Una delle "creature" più misteriose resta la Sfinge in Egitto, posta a custodia delle piramidi con testa umana e corpo di leone. 
Nella mitologia troviamo molte creature fantasiose, dalle famosissime sirene, donne metà umane e metà pesce alle arpie o donne uccello, giungendo ai centauri esseri metà cavallo e metà uomo e grifoni, chimere, formati da parti di animali diversi. L'unicorno alato dai poteri taumaturgici, cavallo bianco con un lungo corno alla sommità della testa; inoltre le gorgoni creature mostruose con serpenti al posto dei capelli che pietrificavano con il solo sguardo. 
Medusa - Caravaggio 1595
I bestiari medievali contribuirono alla diffusione di alcuni miti, poiché erano libri molto diffusi nel Medioevo, dove venivano descritte le caratteristiche di animali reali o fantastici, ai quali venivano attribuiti significati simbolici.
Bestiario medievale



 Laura A.






Chi era Clelia?


Clelia, una giovane romana, fu data in ostaggio a Porsenna, lucumone etrusco, ma essendo di carattere ribelle scappò e tornò a Roma attraversando il Tevere a nuoto. 
Catturata e riconsegnata a Porsenna, questi la liberò colpito dal suo coraggio.
 (Laura A.)




Stacanovismo

Alexi Grigorievich Stachanov
La parola stachanovismo deriva da Alexi Grigorievich Stachanov, minatore sovietico diventato famoso negli anni Trenta del Novecento per  la sua incredibile efficenza e capacità lavorativa. Nel 1935 questo minatore riuscì a elaborare un sistema per aumentare il rendimento del lavoro d'estrazione mineraria e segnò un primato nella quantità del carbone estratto individualmente.
La produttività  dell'uomo risultava quattordici volte superiore alla norma! Durante il periodo sovietico il termine stachanovismo indicava il movimento per migliorare le tecniche di lavoro e incremento della produttività. Nel tentativo di incrementare la produzione industriale Stalin elevò lo stachanovismo a modello per tutti gli altri lavoratori sovietici. 
Nel 1978 Sergo, che era il paese natio di Stachanov, cambiò nome in suo onore.

mercoledì 24 gennaio 2018

Isaac Asimov e le leggi della robotica

Isaac Asimov, scrittore russo e biochimico, scrisse del libri considerati pietre miliari della fantascienza. Sebbene vi accenni in opere precedenti, le celebri tre leggi della Robotica di Isaac Asimov vennero per la prima volta definite in Girotondo nel 1942.
Isaac Asimov e le leggi della robotica
Di seguito riportiamo il testo delle tre leggi.
PRIMA: Un robot non può nuocere a un umano, né può permettere, senza intervenire, che un essere umano sia leso.
SECONDA: Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli umani, purché essi non contravvengano alla I° legge.
TERZA: Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la I° e la 2° legge...
QUARTA o LEGGE ZERO:  Un robot, non può far del male all'umanità, o tramite l'inazione, permettere che essa riceva danno. In seguito Asimov ritenne che  tre leggi non fossero sufficienti per proteggere l'umanità. Di conseguenza, nel libro del 1985, I robot e l'impero, creò una legge antecedente, la zero, alla quale erano subordinate le altre. (Laura A,)
 
Isaac Asimow

Cavalli famosi (nomi di alcuni cavalli di grandi condottieri)

 Come noto molti grandi condottieri ebbero con il loro cavallo un rapporto molto speciale, fatto di affetto e complicità. Ad esempio Marengo, il cavallo di Napoleone Bonaparte, catturato dagli inglesi sopravvisse otto anni al suo padrone. Il suo scheletro è conservato nel National Army Museum di Londra. Con uno zoccolo fu realizzata una tabacchiera...
Napoleone Bonaparte e il suo cavallo Marengo
Riportiamo in seguito i nomi  che altri uomini famosi della storia  o personaggi della letteratura, diedero ai loro cavalli.
LAMBRI - Re Artù
BLACKIE - Toro Seduto
MAGNOLIA - GiorgeWashington
RONZINANTE - Don Chisciotte
AIRON - Ercole
MARENGO - Napoleone
KANTAKA - il Budda
COPENAGHEN - Wellington
BUCEFALO - Alessandro Magno
TRIGGER - Roy Rogers
                                                                                       FUBUKI - imperatore Hirohito


Laura A. (Curiosità di curiosità)

martedì 23 gennaio 2018

Curiosità: Il calendario vittoriano del lutto familiare

Dopo la morte del suo Alberto, nel 1861, la regina Vittoria stabilì le regole del lutto. All'epoca le manifestazioni esteriori erano un punto fondamentale: il cordoglio veniva rappresentato a vari livelli, dall'uso di carta da lettere listata di nero  e gioielli neri di giaietto, ai complicati allestimenti funerari e ai periodi di esilio autoimposto dalla mondanità.
La regina Vittoria
Il periodo di lutto era stabilito da un calendario istituito socialmente.
Per la morte del marito il periodo di lutto variava dai due ai tre anni. In caso a morire fosse la moglie il lutto era di tre mesi.
Si proseguiva con genitori e figli - un anno.
Fratelli e sorelle - sei mesi. 
Nonni - sei mesi.
Zii e Zie - tre mesi.
Nipoti maschi o femmine - due mesi.
Prozii e prozie - sei settimane.
Cugini di primo grado - sei settimane.
I singoli periodi di lutto sopra elencati erano a loro volta suddivisi in primo lutto, secondo lutto, lutto ordinario e mezzo lutto. Per tradizione il primo lutto era il più profondo e durava un anno e un giorno. Ciascuno di questi periodi aveva un suo codice ingegnoso, sino alla tonalità del nero, al tipo di stoffa indossata, alla larghezza del nastro del cappello. I bambini più grandi dovevano mostrare il lutto accanto ai genitori, ma spesso i più piccoli erano esentati dal vestirsi a lutto. il lutto della servitù era considerato consono dopo la morte di un  membro anziano del personale di casa; quando veniva imposto durava almeno sei mesi. Poiché non faceva mai le cose a metà Vittoria indossò abiti di lutto per quarant'anni, fino alla morte.

Laura A. Blog
               

venerdì 5 gennaio 2018

Quando la Befana...




Telefonai a un’amica il giorno dell’epifania, con una vocina curiosa mi rispose il figlioletto di quattro anni: << ciao, vorrei parlare con la mamma >> dissi,
<< chi sei? >> chiese il piccolo,
<< sono... la Befana! >>  affermai autorevole.
Seguì un silenzio rotto soltanto dallo scalpiccio di  piccoli passi affrettati << Mamma, mamma, mamma!>>  sentii che gridava euforico, mentre questa chiedeva chi fosse al telefono
: << E'... la BEFANA! >> mormorò estatico.
                                                                                                                                                                                                                                    Laura Antonelli