Non è certamente un mistero il fatto che negli ultimi anni la Capitale “Caput Mundi “ come la definivano gli storiografi della Roma imperiale (ed è un bene che ora non possano vederla...) si sia lentamente trasformata in una enorme discarica a cielo aperto. Fra monumenti e storiche vestigia del passato, in pieno centro cittadino fanno bella mostra di sé cassonetti stracolmi di spazzatura, posta in sacchetti dalle tinte vivaci, lasciata lì a “decantare” quasi come si fa con il vino, per giorni, settimane, sino alla formazione di spumosi liquami maleodoranti, che in rivoli scorrono su marciapiedi e strade, dove sguazzano topi di ragguardevoli dimensioni. Tutto ciò non accade perché, come si vorrebbe far credere, i romani sono degli irriducibili sporcaccioni, piuttosto per il motivo che la raccolta differenziata dei rifiuti, non funziona. Non esistono in effetti nel Lazio discariche e impianti per lo smaltimento differenziato dei rifiuti, quindi il pattume viene portato a smaltire fuori regione con costi aggiuntivi vedi Tari ex Tares e tempi dilatati per gli ignari cittadini. Oltre all’impatto visivo, pessimo per i turisti, che a ridosso della Città Eterna tra noti monumenti vedono cotanta sporcizia, c’è anche il rischio igienico-sanitario. Senza voler evocare spaventose pandemie, va ricordato che quando nel 1300 si diffuse la peste Nera con un bacillo lo Yersinia Pestis, trasmesso agli umani dalla pulce del ratto, il problema era proprio la totale mancanza di igiene!.. Nel frattempo un noto stilista si è ingegnato creando l’abito fatto di sacchetti per la spazzatura: vuoti o pieni?!?
Laura Antonelli C.
Laura Antonelli C.
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