domenica 19 giugno 2022

Casalotti, Borgo Ticino e i colori del mercato coperto

 

Casalotti, Borgo Ticino e i colori del mercato coperto.

Racconto di un sereno giro fra i banchi del mercato, alla scoperta di colori, atmosfere sopite nel tempo e nella quiete di un quartiere giovane eppure pregno di storia... 
Sono circa le quattro del pomeriggio quando giungo in macchina a Borgo Ticino, passando davanti ai resti dell’antica Villa di epoca Romana celata tra strutture moderne e i telai di lavori stradali, quieta nella sua secolare bellezza. Oltrepasso anche il Comando dei Carabinieri, poi parcheggio. E’ semplice trovare un posto, a volte. Guardo in direzione del mercato coperto rimasto chiuso per un po’, a causa dei lavori di ristrutturazione che, noto avvicinandomi, lo hanno reso scintillante. C’è poca gente in giro. Scopro che il primo box all’entrata, alla mia destra, ha cambiato proprietario, ma l’attività è rimasta la stessa: una piccola merceria quasi vintage, che vende pizzi e merletti. Proseguo, dopo un’occhiata distratta al negozio di scarpe alla mia sinistra, seguito da un altro box dove sono esposti abiti insoliti e giacche, alcune contornate di pelliccia -sintetica - noto contenta. Vado oltre, abbacinata dai raggi del sole sul lastricato candido, che manda riflessi argentei. Mi guardo intorno. Banchi di frutta e verdura, mele turgide color rubino, accanto a bietole violacee dal fogliame verde brillante. Appresso una fila di ananas nelle tonalità dell’ocra, schierati come soldati dall’intrepido ciuffo. Stampelle sorreggono abiti nel banco vicino, che garriscono al vento come bandiere dai mille colori. Vorrei comprare tutto, anche se in realtà non ho bisogno di niente... 
Vengo distratta da un dolce profumo di caffè, rapita ne seguo la scia. Salgo le ripide scalette color gesso che da un lato conducono fuori dal mercato immettendo nella viuzza parallela, Santa Bernadette. E' poco transitata. Guidata dalla gradevole fragranza, giungo in vista della torrefazione seminascosta, lì dal 1900 ed entro. Una donna simpatica di mezza età, mi saluta sorridente, mentre guardo i grandi contenitori di vetro ricolmi di caramelle, di quelle che non si trovano più facilmente, che fanno parte della tradizione dolciaria. Ne compro un etto miele e sesamo. Già che ci sono prendo delle gocce di zucchero d’orzo colorato per la mia piccola pronipote. E poi, il caffè, il cui aroma inebria, appaga, più di ogni altro. Ne acquisto mezzo chilo in un sol pacchetto. La donna mi regala anche un cioccolatino, un classico, che contiene nell’incarto un piccolo messaggio sempre dedicato a sentimenti. Ringrazio, lo metto in tasca e di nuovo passo per le scale, attraverso il mercato, raggiungo la mia auto nel parcheggio.
Il sole ha iniziato a scendere ed è quasi buio, anche se ancora si distinguono i contorni dei palazzi intorno, nell’arancione infuocato del tramonto. Seduta nell’abitacolo illuminato, scarto il cioccolatino, ne assaporo deliziata il gusto pieno, di cacao e nocciole tostate, leggo il minuscolo bigliettino bianco, dove a sorpresa trovo scritta soltanto una parola: “colori”. Insolito! Lo giro e rigiro tra le dita, nulla, non c’è altro.
 Poco dopo verso la periferia, percorro in auto via Boccea, ormai completamente buia, l’illuminazione è sempre scarsa, la campagna mi sfreccia accanto nell’oscurità e dal buio emergono timori sopiti, di fantasmi, oscure leggende metropolitane. Incontrerò la dama bianca di Boccea? E chi lo sa. Spero di no.
 
Laura Antonelli Copyright [Articolo pubblicato sul giornale di zona"La Cicala Parla" anno 2021]

Nessun commento:

Posta un commento