giovedì 31 marzo 2022

Dicerie a Roma

 

Il problema forse ebbe luogo quando i Sabini, che nel III secolo a.C. occupavano il territorio sulla riva sinistra del Tevere, furono prima snobbati, poi presi di mira dai Romani, per ‘questione di donne’ si direbbe oggi,  situazione che comunque si concluse con lo storico ratto delle Sabine organizzato da Romolo, primo re di Roma. Evento che provocò nei Sabini un “pochino” di risentimento mai sopito, nemmeno con la fusione dei due popoli, vicenda che ha contribuito  nei secoli, alla creazione del mito della presunta rivalità fra Roma Sud e Roma Nord, quasi che il patrimonio genetico dei Sabini abbia mantenuto memoria  dell’onta subita, facendo ribollire in vendicativi flutti il sangue dei discendenti romani. In realtà non è andata proprio così, abbiamo dato ad alcuni eventi storici un’interpretazione del tutto personale, funzionale allo scopo di introdurre e sfatare una vecchia diceria o  leggenda metropolitana, che vorrebbe contrapposti gli abitanti a Nord e a Sud della capitale, per motivi di incompatibilità  caratteriale. Nulla di più falso ovviamente, per cittadini che hanno gli stessi problemi di sopravvivenza, fra disservizi e pattume, poiché ‘la monnezza’ non risparmia nemmeno i cosiddetti quartieri bene della città, facendo migrare i suidi dalle campagne  nord-ovest ai centri metropolitani sud- est e viceversa… In ogni caso giù le mani dai cinghiali! È ormai il motto di molti romani, che dopo anni di stretta convivenza, si sono affezionati agli ingombranti coinquilini pelosi e grufolanti, i quali certamente svolgono un ruolo fondamentale nel tenere un poco più pulita la città... 
Quanto alla  rivalità di cui si è detto, ricordiamo di essere tutti almeno nella leggenda, discendenti di Romolo, perciò Roma è da condividere tutelare in parti uguali, data anche la notevole, continua, espansione  che vede spuntare nuovi quartieri come funghi. Quindi si può concludere che il vecchio, a taluni caro, contrasto fra abitanti, è ormai materia asfittica destinata a disperdersi nell’inquinamento acustico, ambientale ed elettromagnetico che caratterizza la Città Eterna, con buona pace dei placidi Sabini, coinvolti loro malgrado, nelle nostre improbabili teorie.      

 Laura Antonelli [Copyright] . Articolo pubblicato sul giornale 'La Cicala Parla' gennaio/ febbraio 2022                      

mercoledì 30 marzo 2022

Storia e mito "Sognando Cleopatra"

 

 

Una mitica regina dell’antico Egitto della quale abbiamo sempre sentito molto parlare, musa di poeti, pittori, artisti, che le hanno reso omaggio nel corso dei secoli. Fra le attrici che si sono cimentate nell’impersonarla, sul grande schermo ricordiamo l’eterea Elizabeth Taylor, la donna che più di ogni altra nell’immaginario collettivo, ha potuto incarnarne il fascino leggendario. :<<Chiudetevi, finestre delle ciglia, perché il Sole d’oro mai più sarà contemplato da pupille così grandi>> una sua frase dischiude la porta del tempo e fa giungere l’eco delle sue parole fino ai nostri giorni, nella narrazione di in una storia unica, avvincente, d’amore, coraggio e regalità: la sua vita. 

In Egitto la nascita di una bimba allieta il faraone Tolomeo nel 69 a.C., la piccola è destinata a salire sul trono molto presto. Alla morte del padre nel 51 a.C. la diciassettenne Cleopatra regna assieme al fratello minore, Tolomeo XIII in seguito fatto uccidere dai romani. Poi l’inizio della leggenda, l’incontro con Giulio Cesare e il primo grande passo nella storia, che narra si sia presentata all’imperatore avvolta in un tappeto rosso, fatto stendere a terra dai suoi servi dal quale sarebbe emersa similmente a una dea. Poi l’amore con Cesare, il trasferimento a Roma insieme al loro figlio Cesarione, sino al brutale assassinio dell’amato, causa della precipitosa partenza di Cleopatra e del suo ritorno in Egitto.

Roma tuttavia non ha ancora finito con lei, poco dopo l’incontro fatale con il vincitore d’Oriente Marco Antonio, sfociato in un grande, quanto sfortunato amore, alimenta a Roma, l’idea che la coppia possa dar vita a un impero Orientale con capitale ad Alessandria. Il resto è storia, conclusasi con una battaglia epocale nello Ionio, al largo di Azio nel 31 a.C., la sconfitta ad opera di Ottaviano degli eserciti dei due amanti, il loro suicidio.

La tomba o cripta sepolcrale di Antonio e Cleopatra, malgrado gli scavi archeologici ad Alessandria, non è mai stata individuata.

Laura Antonelli 

 da e per il giornale "La Cicala Parla" gennaio/febbraio 2022 (Copyright-2022)

 

domenica 27 marzo 2022

VIA BOCCEA ANTICA - Storia e archeologia

 
 


Dal legionario Aulo Mario Celso a Giovanni dalle Bande Nere, un excursus storico-archelogico nel nostro territorio, retaggio inestimabile di cultura, storia e tradizione. Qualcosa che ci riallaccia alle  origini e alla magnificenza  di un 'tempo che fu', quando  Romolus fondatore di Roma conquistò i sette villaggi,  sino ai luoghi ove sostò Giovanni dalle Bande Nere... 

A Roma, seguito e molto apprezzato l'evento di zona, che ha avuto luogo nel fondo Cascina di Sotto in via Boccea. Un pomeriggio fantastico in cui la routine si è interrotta per dar spazio ad altre magiche dimensioni temporali, in un suggestivo scorcio della Roma antica, nella sua quotidianità, tra pietanze d'epoca, miliziani, tessitrici, matrone, e, in uno scavo non lontano emersa dal verde, la via Cornelia, intatta nell'antico splendore di levigati basalti.  In seguito alla gradita iniziativa, molti hanno mostrato rinnovato interesse per i siti archeologici celati nel territorio periferico di via Boccea.   Nel luogo, tornato per un giorno palcoscenico di antichi fasti, si suppone possa essere celata nella terra la Basilica di Santa Rufina e Seconda, ubicata secondo studi cartografici del Settecento, tra l'antico asse viario della via Cornelia (ora via Boccea) e il territorio adiacente il fondo sopra citato, dove sono stati in effetti rinvenuti numerosi reperti archeologici tra cui la via Cornelia eun importante cippo funerario.

 


 


STORIA E LEGGENDA  si mescolano, ascoltando racconti tramendati di generazione in generazione, secondo cui nel luogo della Basilica, custodita tra molto altro, si troverebbe la testa di Santa Rufina, martire insieme alla sorella Seconda ai tempi di Valeriano e Galeno nel 260 ca, che costudirebbe al suo interno l'oro dell'altare di San Pietro. Nell'area la tomba del legionario Aulo Mario Celso "legatus" in Pannonia sotto l'impero di Nerone, al comando della Legione XV Apollinaris, del quale trovò parte del Tumulo l'archeologo Raffaele Fabretti (1618+1700) che molto  si dedicò agli scavi nell'Agro Romano.

 

 

EUFROSIO DELLA VOLPAIA  le cui carte descrivono la campagna romana al tempo del pontefice Paolo III 1547, del Castasto Alessandrino del 1660  seguendo le cui indicazioni era possibile raggiungere l'acquedotto dell'acqua Alisietina, chiamata anche acqua Augusta (costruito nel 2 a.C.) per volere di Augusto,  settimo acquedotto di Roma che da Martignano giunge  a Trastevere, realizzato inizialmente per spettacoli di naumachia, combattimenti navali su bacino artificiale, nella zona di Trastevere. ll percorso, interamente sotterraneo era lungo 22,172 miglia romane, quasi 33 km, di cui si conosce solo il tratto iniziale di circa 200 metri, corrispondente al cunicolo, ricavato direttamente nella roccia di tufo, da cui l'acquedotto riceveva l'acqua del lago di Martignano. Con ogni probabilità seguiva il percorso della via Cassia e della via Trionfale fino nei pressi della località oggi chiamata Osteria Nuova. Poco più avanti, presso di Santa Maria di Galeria, piegava a sud verso le zone di San Nicola e Porcareccia, quindi dopo la località Maglianella attraversava quella che è oggi l'area di Villa Doria Pamphilj ed entrava in Roma in prossimità dell'attuale Porta San Pancrazio.

 

Giovanni dalle Bande Nere
GIOVANNI DALLE BANDE NERE  -  Le catacombe di San Mario, Santa Marta e Santa Rufina, sono cunicoli lunghissimi di cui non si conosce l'esatta funzione. Di uno soltanto è nota la storia, poiché veniva usato da Giovanni Delle Bande Nere  o Ludovico di Giovanni de' Medici, ultimo difensore della cristianità contro i lanzichenecchi nella battaglia di Governolo nel 1526, sposato con la nobile Maria Salviati,  figlia di Lucrezia de' Medici e Jacopo Salviati e madre di Cosimo I de' Medici, il patriarca del ramo granducale dei Medici. Il suo matrimonio fu particolarmente importante, perché per suo tramite si riunirono il ramo principale e quello popolano o cadetto della famiglia de' Medici.

 

Antica via Cornelia ora via Boccea


PONTI DEL TARDO IMPERO ROMANO DEL 300 d.C. CIPPI  FUNERARI- TANTA STORIA SEPOLTA
Presenti nelle campagne intorno a via Boccea, resti di ponti del tardo Impero Romano del 300.d.C. e anche un cippo funerario pagano con la scritta in parte cancellata dal tempo "Rufina e Seconda". La Basilica la cui pianta era già stata  individuata dagli inglesi, in un periodo antecedente al II conflitto Mondiale, sarebbe posta tra i Casali di santa Rufina  e l'antica via Cornelia che a tratti li attraversa, passando anche da Porcareccina,
valle Santa e via della Storta. 

Autrice Laura Antonelli [Copyright] - articolo pubblicato nel 2020, sul giornale di via Boccea "La Cicala Parla" almanacco. http://www.lacicalaparla.altervista.org/