domenica 22 aprile 2018

DISTRATTI: SPROVVEDUTI, PASTICCIONI, DECISAMENTE IRRESISTIBILI

La distrazione è cosa umana. Chi non conosce almeno un distratto? Quando poi non è vittima egli stesso di tale caratteristica. Gente che dimentica tutto, che pone una padella sul fuoco e le uova poi le rompe nel piano accanto. Individui che smarriscono ogni cosa, che regolarmente non trovano le chiavi di casa o cercano per ore gli occhiali che hanno sul naso, che inciampano, scivolano sulla classica buccia di banana... Famosissimo è l’episodio di quel compunto signore che indossata sciarpa e cappello uscì nudo di casa! O di quella simpatica professoressa presentatasi in aula con ai piedi due scarpe di colore e modello diverso. Il distratto purosangue è inossidabile, con le sue stramberie di solito mette a dura prova il sistema nervoso altrui. Sembra che i Geni ne siano afflitti in modo particolare, ma anche le persone comuni non scherzano. Tale fenomeno può tuttavia nascondere problemi emotivi come ansia, stress, depressione strisciante, stanchezza, voglia inconscia di estraniarsi dalla propria vita, insoddisfazione. Eppure c’è chi è naturalmente distratto e fiero di esserlo, in perfetta sintonia con il suo invincibile stato. Persone impegnative per il compagno, eppure affascinanti nella loro originale fragilità, che le porta a essere spesso pasticcione, in apparenza sprovvedute, sempre comunque piene di sorprese, decisamente irrinunciabili.
Laura A.

giovedì 19 aprile 2018

La leggenda delle Nozze d'Argento

Articolo pubblicato su "La Cicala Parla" Almancco di Boccea -Roma

Secondo la leggenda le Nozze d'Argento, deriverebbero da Ugo Capeto Re di Francia nel 987, che visitando i sobborghi di Parigi, dove si era recato per liquidare l'eredità di uno zio, trovò al servizio di costui un villano, che era incanutito sul lavoro mantenendosi celibe, dimostrando un grande attaccamento al padrone, poiché era rimasto al suo servizio per venticinque anni. Nello stesso terreno, con medesimi meriti, per un identico lasso di tempo, il Re trovò anche una donna, che a sua volta non era andata in sposa. Così toccato da tanta fedeltà, il sovrano disse alla donna: << Il tuo merito è assai più grande che non quello di costui, che pure è grandissimo, poiché ben più difficile cosa è la costanza della donna nella schiavitù del lavoro e dell'obbedienza, che non quella dell'uomo; ora, io vorrei darti un premio, né so quale maggiore potrei darti, all'età tua, di una dote e di un marito. La dote è pronta, questo fondo è cosa tua e se quest'uomo con il quale hai lavorato per venticinque anni acconsente a sposarti, è pronto anche tuo marito>>.  : << Maestà >> mormorò il villano confuso, <<volete Voi che ci sposiamo coi capelli d'argento?>>
:<<E siano nozze d'argento!>>  rispose il Re, << vi faccio dono della fede nuziale>>. Toltosi dal dito un anello d'argento tempestato di gemme, lo pose all’anulare della donna e unì le mani dei due, in lacrime dall'emozione.
Da questo episodio si vuole abbia tratto origine il costume delle Nozze d'Argento.

Laura Antonelli Copyright

sabato 14 aprile 2018

DI CHE FIORE SEI?!

Di che fiore sei?

I fiori che più ci piacciono, spesso si associano ad alcune caratteristiche della nostra personalità.
Tante sono le simbologie del "linguaggio dei fiori" quante sono le sfaccettature nella psicologia e nell’emotività dell'essere umano.
Ad esempio la Gardenia è simbolo di sincerità e solidarietà, riporta al senso di unione e Ideali comuni fra individui.
La Rosa rossa è da sempre simbolo di passione, senso di unione e ideali comuni; la Mimosa denota sensibilità d'animo e dolcezza,
la Calla indica raffinatezza. La timida Campanula è gradita a persone dal carattere remissivo; la Camelia rappresenta il sacrificio, il senso di responsabilità. La Viola Mammola rimanda al valore del pudore. Il Trifoglio è laboriosità. La Rosa gialla è per gli ossessionati dal sentimento della gelosia! Il Tulipano indica il sentimento inespresso, l'amore platonico. Il Girasole nella sua pur semplice maestosità è legato alla superbia, all'alterigia, all'aggressività. Il profumato Glicine riporta al valore dell'amicizia. L'Iris è la speranza. Il Lillà è la purezza di chi conserva nel cuore i sentimenti dell'infanzia.
Laura Antonelli
Articolo pubblicato su "La Cicala Parla" almanacco

IPOCRITA? SI', MA CON GARBO...

Ipocrita? Sì ma con garbo...
Un po' per buona educazione, a volte per evitare di ferire i sentimenti altrui, o ancora per non fronteggiare verità scomode, possibili generatrici di conflitti insanabili all'interno di una comunità, spesso si evita di essere sinceri... Sembrerebbe questo una sorta di stratagemma sociale atto a garantire la sopravvivenza all'interno di un determinato ambiente, sia esso familiare che lavorativo, costituente un fondamento culturale che si basa sull'esporre ogni volta un determinato grado di verità. Una coesistenza, una sorta di equilibrio fra verità e falsità all'interno di un gruppo etnico più o meno ampio, dove se prevalesse la componente falsa si assisterebbe a un progressivo rifiuto della verità, sino al non riconoscerne altra che la propria. Possibilità pericolosa quest'ultima, che condurrebbe a uno svuotamento di valori, all'ignoranza, all'inaridimento creativo con conseguente impoverimento della vita sociale e culturale. Ma davvero dicendo a un'amica un po' in carne che è dimagrita anche se non è vero, si può innescare un tale sfacelo?!! No, per fortuna la cosa non è così semplice, una falsità innocua come una piccola bugia a fin di bene, non ha mai causato alcuna catastrofe. Tuttavia, bisogna non abusare di tali espedienti per non favorire una pseudo - coscienza sociale, che ostacolerebbe l'adattamento e il completamento dei reali bisogni socioculturali dell'individuo. Insomma, per farla breve, bisogna essere moderatamente falsi, regolarsi a seconda delle occasioni, trovando ogni volta il giusto grado di verità che più si avvicini alla realtà. Compito non semplice questo, al quale ci si può tuttavia abituare aiutati dalla gratificante consapevolezza che agire in determinato modo eviterà un aumento esponenziale della falsità, pratica devastante su cui è basata l'attuale società.
Laura Antonelli C.

lunedì 9 aprile 2018

COSTUME E SOCIETA’: PUDORE DA MENOPAUSA

Pudore da menopausa

Ebbene, per chi ancora non lo sapesse, con l’ambiguo termine “menopausa” si indica la fine del ciclo riproduttivo nella femmina della specie umana. Fin qui tutto regolare, anche se recenti studi designerebbero quella umana, come unica razza oggetto di un passaggio così brutale e definitivo. Tuttavia tale periodo della vita femminile che può iniziare quando precoce, intorno ai 40 anni di età e perdurare in via definitiva sulla cinquantina più o meno, sembra di fatto cogliere solo alcune  sprovvedute...  Da alcuni brevi, sondaggi,  sarebbero infatti solo uno sparuto gruppetto le malcapitate cinquantenni che da anni non hanno più il bene di un mestruo, mentre la stragrande maggioranza delle altre, ancora “godrebbe”  ben oltre la cinquantina, di flussi regolari e abbondanti, nonché di severe sindromi premestruali al  pari delle adolescenti.

Ora, terapie ormonali sostitutive a parte, di solito la natura non fa distinzioni e come c’è un’età comune di massima per l’accrescimento, così ne esiste una per la cessazione di determinate funzioni. Quindi non sarà per caso che in una sorta di inconscio "pudore" certe signore non ammettano - nemmeno con se stesse -, di ospitare un simile  mostro segna vecchiaia?  
Laura Antonelli C.
(Pubblicato nell'anno 2014 sul periodico "La Cicala Parla" Almanacco) 




martedì 3 aprile 2018

PERFIDIA: DALLO STRAORDINARIO AL QUOTIDIANO

https://www.facebook.com/lacicalaboccea/
Uno dei più celebri casi di perfidia, è senza dubbio, quello mostrato da Walt Disney nel noto cartone animato Biancaneve, dove una matrigna perfida, vanitosa e megalomane, dopo averla sottoposta a varie malvagità, uccide per invidia la bella figliastra, con una mela intrisa di veleno. Un caso estremo, plateale, quello appena citato, eppure spunto di riflessione sulla capacità di offendere, operare in modo negativo, arrecare danno spesso psicologico a qualcuno, mettendo in atto una serie di accorgimenti che vanno a colpirne l'ego in un tentativo di distruzione. Orribile vero?! Eppure molestare moralmente per mettere l'altro in posizione di sudditanza, disagio, è qualcosa che avviene di continuo in vari tipi di rapporto, con un'impennata nel mondo professionale e una presenza discreta ma costante, in alcuni legami d'amore, di amicizia, ambiti questi, dove è a volte difficile riconoscere la perfidia. Il perfido purosangue è solitamente un narcisista, ambizioso, colto, un individuo in grado di raggiungere posizioni di prestigio, ma capace se messo in discussione o turbato dal sospetto che qualcuno possa essere migliore di lui, delle azioni più subdole e distruttive, che possono palesarsi in svariati modi. Umiliazioni pubbliche nel caso di un capoufficio, pesanti critiche alla presenza di altri fra coniugi, mancato riconoscimento dei meriti nelle carriere gerarchiche, studiata indifferenza se non disprezzo, per i successi professionali o sociali dell'amico.
In breve, una vera guerra psicologica che ha come fine ultimo l'annientamento morale. Come difendersi da simili persone? L'unico modo è identificarle per tempo ed evitare ove possibile la competizione aperta, specialmente se il perfido di turno è il datore di lavoro o il collega che collabora ad un progetto comune. Le cose cambiano tra coniugi, poiché il legame stretto che intercorre, rende quasi impossibile sottrarsi alle violente attenzioni del partner. Nell'amicizia è un evento nefasto che una volta compreso, mina inesorabilmente le basi del rapporto distruggendolo. Ma chi è più perfido, gli uomini o le donne? Diciamo che le due attitudini si bilanciano in parte, con una propensione anche per motivi storici, verso il sesso femminile...
Laura Antonelli C.
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