giovedì 29 marzo 2018

SPAZIO: POSTO FINALE PER PATTUME...

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La recente notizia della stazione spaziale cinese in caduta sulla Terra, riporta in auge l'annoso tema della spazzatura presente nel Cosmo. In effetti gli oggetti di varie dimensioni in esso vaganti, sarebbero circa centomila: frammenti di satellite, di razzi, schegge di origine artificiale, tutti residui di lanci effettuati dall'uomo sin dal 1957, con la messa in orbita di oltre cinquemila satelliti. La pericolosità di tali oggetti sta, più che nel poter precipitare sulle nostre teste, nella possibilità di causare danni a macchinari e astronauti durante le missioni spaziali, rappresentando una minaccia anche per gli aerei.
Spazzatura di squisita matrice umana invade pianeti come Marte, Venere e la Luna, in testa alla classifica dei più inquinati, con ben 19.000 tonnellate di rifiuti! Nell'alzare lo sguardo al cielo notturno per godere delle stelle, c'è da tenere presente la possibilità, di incappare in qualche rottame luminoso orbitante attorno al nostro pianeta. Una mattina del 1997, la signora Lottie Williams, passeggiava nel parco in compagnia delle sue amiche, quando fu colpita a una spalla, per fortuna in modo lieve, da una scaglia proveniente dal cielo, che si scoprì appartenere a un satellite... Quello appena citato è l'unico caso accertato al mondo, di persona colpita da un manufatto umano proveniente dallo spazio, tuttavia non è da escludere che esistano altri episodi analoghi non documentati. Cosa contano di fare gli esperti in merito? Si è parlato del problema in una riunione dell'onu ad opera del Copuos, ente europeo preposto al monitoraggio dello Spazio, ma gli esperti fra varie ipotesi e proposte non hanno ancora trovato nulla di risolutivo.
(L.A.)
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sabato 24 marzo 2018

Il Canestrello più grande del mondo

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Il sig. Francesco Crocco, in arte Poldo, dell'antica e rinomata pasticceria di Pontedecimo(Ge), ha realizzato un canestrello di enormi dimensioni - oltre 5 metri di diametro - offerto gratuitamente a tutti i presenti all'evento.
CHAINE des ROTISSEURS, Association Mondiale de la Gastronomie, guidata dal Presidente Nazionale dell'Ordine dei Gourmet sig. Franco Zavattaro, ha confermato e garantito la qualità del prodotto.

venerdì 23 marzo 2018

FRAGOLE: BONTA' E LEGGENDA


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La comparsa delle fragole, purché non provenienti da serre, segna il ritorno della stagione estiva. Il loro caratteristico colore rosso, comune a molti altri frutti, dovuto alla presenza di due componenti: licopene e antitocine, conferisce loro un grande potere antiossidante. Contengono grandi quantità di vitamina C e grazie al contenuto di Licopene, possono combattere malattie cardiovascolari, tumori e invecchiamento cutaneo. Note sin dall'antichità per il gusto dolce, succoso, unito all'inebriante profumo, e al noto color rubino, hanno ispirato leggende nell'antica Roma. Venere dea dell'amore, amava Adone, simbolo della bellezza maschile ma anche della morte e del rinnovamento della natura. Quando Adone morì Venere pianse e le sue lacrime, cadendo sulla terra, si trasformarono in piccoli cuori rossi: le fragole.
I Romani le chiamavano "fragrans"(il nome scientifico della fragola di bosco è Fragraria vesca), per il profumo fragrante e le mangiavano durante le feste in onore di Adone.
Laura A.
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mercoledì 21 marzo 2018

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domenica 18 marzo 2018

POSSIAMO IMPARARE A ESSERE FELICI?

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Educare i sentimenti, controllare le emozioni e gestirle in modo corretto per riuscire ad affrontare le avversità e i fallimenti, sapersi relazionare con gli altri, sono capacità indispensabili per avere una vita più o meno felice. Troppo spesso ci dimentichiamo di insegnare ai bambini ad essere felici. Le statistiche sui paesi avanzati non fanno che alimentare il pessimismo con gli indici sempre più alti legati ai suicidi, alla depressione e a disturbi di svariato tipo. E' possibile modificare la situazione? Parte di ciò può essere legato alla frustrazione che sorge vivendo con "troppe aspettative", in una società in cui l'esperienza dell'attesa, prima di veder realizzato un proprio desiderio, non è abbastanza radicata né apprezzata. Abbiamo forse un'idea troppo ludica dell'esistenza e il saper attendere è frutto di un lavoro educativo. La felicità è essenzialmente assenza di paura. Si è più facilmente felici, quando si sta in salute, l'attività lavorativa è sicura, i rapporti interpersonali e affettivi funzionano, tuttavia non sempre la presenza di questi elementi garantisce di sentirsi felici. A sostegno di quanto detto troviamo casi di persone ricche, famose, eppure infelici, poiché nessuno è a riparo da problematiche variabili. Ciò che conta nella ricerca della felicità non è quindi legato soltanto a qualcosa di materiale, quanto a un percorso individuale e profondo nella quotidianità: piccoli piaceri, gioie inattese, sensazioni positive, passatempi gradevoli, avere cura di qualcuno o qualcosa, concedersi doni e trasgressioni minime, sono alcuni ingredienti per imparare ad essere felici. Inoltre estroversione, condivisione di ansie e preoccupazioni, gestione delle perdite, orientamento verso semplicità e cooperazione, sarebbero mezzo ideale per la felicità.

martedì 13 marzo 2018

DAVVERO PER I BELLI TUTTO E' PIU' FACILE?


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Stando agli studi dello psicologo irlandese Victor S. Johnston sembra che essere belli sia molto utile in svariati ambiti. Delle ricerche hanno dimostrato che la bellezza permette di trovare lavoro più facilmente ed è inoltre opinione diffusa, che le persone belle siano anche più intelligenti... almeno così sono percepite, in una società che basa molti dei suoi giudizi sull'immagine. Certamente di fronte a un individuo avvenente c'è la propensione ad essere più arrendevoli, disponibili, benevoli, disposti a perdonargli gli errori con più facilità. La predilezione per le proporzioni regolari del corpo, le forme longilinee, il colore sano dell'incarnato, fa parte di un retaggio atavico in cui essere leggeri e proporzionati era essenziale per correre e sopravvivere. La passione per la bellezza è anche un fatto biologico determinato dagli ormoni, insito nella natura umana ed il suo fine è garantire la perpetuazione della specie. Ma se da un lato l'avvenenza aiuta, dall'altro c'è la possibilità non remota che a causa sua, si suscitino rivalità, dannose in modo particolare nell'ambito lavorativo. Insomma "dare nell'occhio" non sempre è un bene per carriera, amicizie, o quando si è dei sottoposti.  
D'altro canto la storia pullula di seduttori se non propriamente brutti, dall'aspetto quanto meno insignificante ma dal fascino magnetico,  unito alla capacità di sedurre psichicamente. Ne è un esempio il grande poeta e seduttore Gabriele D’Annunzio che viene descritto basso, dai lineamenti grossolani, affetto dalla carie, gracile di corporatura, giunto ai posteri oltre che per l'impareggiabile poetica, anche per le sue quasi cinquemila amanti. Si contano uomini e donne divenuti celebri nel mondo della finanza,  della politica, ma anche in quello dello spettacolo benché di sembianze non in accordo con i canoni di bellezza. Così si può concludere che, a prescindere dalla comune percezione del bello, il suo aspetto culturale, fa riferimento alla capacità tecnica di interagire con l’animo altrui in modo indipendente dall’altezza, dalla regolarità del volto o quella del corpo.
Laura A. 
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lunedì 12 marzo 2018

BUONI O CATTIVI? SOLO COLPA DI UN GENE.

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Ebbene sì, sembra che la scienza abbia dato una risposta attendibile in merito ad annosi, dibattuti temi, quali cattiveria e bontà. Senza voler assolvere cattivi storicamente noti per la loro ferocia, partendo da Erode, Nerone, Vlad III di Valacchia, all’inquisitore Tomàs de Torquemada, le cui atrocità avrebbero fatto impallidire perfino il celebre boia della Roma papalina Mastro Titta (1779-1869). Senza nulla togliere a nobiltà, amore innato, ispirazione, spirito altruistico, che costutuiscono la missione dei buoni, citandone alcuni del calibro, di Madre Teresa di Calcutta, Ghandi, Martin Luther King. Studi recenti hanno messo in evidenza che la cattiveria o il suo opposto, non sono unicamente frutto dell’ambiente in cui l’individuo è stato allevato ma di alcune varianti genetiche in grado di modulare l’interazione che questo ha con l’ambiente circostante; varianti coinvolte nel metabolismo dei neurotrasmettitori del cervello, che possono essere associate ad un maggior rischio che la persona sviluppi comportamenti socialmente pericolosi. Bisogna però precisare che possedere tali modulazioni genetiche non è un fattore sufficiente a far si che si sviluppino condotte crudeli o criminali. Come anche la stessa bontà,  gli atteggiamenti costruttivi, esemplari per la società, non sono solo il risultato della mancanza delle suddette variazioni genetiche. La scienza afferma infatti che entrambi i fattori, ossia la variante genetica detta “allelica” e ambiente, concorrono in parti eguali al modo di essere. D’altronde con un patrimonio genetico di 22.000 geni come quello umano, il concetto di “libero arbitrio” può a volte diventare astrazione.
Laura A. 
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SOLITUDINE EMOTIVA: CURABILE IN UN PROSSIMO FUTURO

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Vivere nell'era del digitale, avere centinaia di amici nei canali sociali, scambiare spesso informazioni e pareri con gli altri, può dare l'illusione di avere compagnia, ma in realtà da recenti studi effettuati dall' University of California è emerso che oggi le persone sono mediamente molto più sole rispetto anche un solo ventennio fa e che la tendenza è in aumento. "Colpa della tecnologia" direbbe qualcuno ma non del tutto, poiché a contribuire ad uno stile di vita più solitario rispetto al passato, sarebbero anche separazioni, divorzi, intolleranza, stress sul luogo di lavoro, incapacità di rapportarsi con gli altri e comportamenti socialmente inadeguati. Si sta assistendo ad una sorta di menomazione comunicativa e l'uomo, che per natura è sempre stato un gregario, rischia di uscire sconfitto da questa situazione. Ma la solitudine cos'è e si può "curare"? Negli stati Uniti su un campione di oltre ventimila uomini si è appreso che oltre il trenta per cento di questi si sente pervaso da un senso di solitudine continuativo. Il sesso maschile ne soffre più di quello femminile. Il sentimento di solitudine ha ripercussioni ben precise sul benessere psicofisico, giacché è legato a stati di timidezza eccessiva, nevrosi, abbandono sociale, scarsi rapporti con il sesso opposto, minore partecipazione alle manifestazioni della comunità. Esiste purtroppo anche una significativa correlazione fra solitudine, suicidio e alcolismo. Curando lo stato di solitudine migliorerebbe la salute fisica della popolazione, riducendo l'incidenza delle malattie psicosomatiche. Non esistono farmaci per curarla e ne sono vittime in modo particolare anziani e adolescenti. Questa sorta di mostro silente è sin troppo spesso confuso con la depressione, con la quale non ha in realtà nulla a che fare. La solitudine è uno stato mentale che porta a sentirsi vuoti dentro, soli, respinti. Benché mieta vittime di continuo, non appartiene ancora ad alcun obiettivo sanitario specifico e non viene trattata o combattuta come la depressione. Un male sottovalutato. Solo di recente si è scoperto tramite lo studio della basi cellulari, che è individuabile nel sistema immunitario la risposta all'angoscia e alla solitudine. Tale scoperta afferma lo scienziato Steve Cole, offrirebbe i bersagli molecolari per tentare di interrompere gli effetti negativi della solitudine sulla salute.
Laura A.  
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domenica 11 marzo 2018

CURIOSITA': IL CENTRALINO TELEFONICO DEL VATICANO

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Anche se può sembrare sorprendente, la Santa Sede è stata una seguace della prima ora delle telecomunicazioni. Nel 1880 Giovanni Battisti Marzi installò il primo centralino telefonico automatico del mondo, che collegava dieci telefoni vaticani. Nel 1932 Gugliemo Marconi realizzò il primo collegamento telefonico a microonde che metteva in comunicazione il Vaticano con Castelgandolfo, residenza estiva del Papa. L'articolo 6 dei patti Lateranensi (1929) consentiva al Vaticano l'accesso alla rete telefonica italiana e, un anno dopo, i cattolici d'America, donarono alla Santa Sede un centralino da 350 linee. Nel 1992 il sistema telefonico del Vaticano venne aggiornato grazie al collegamento con cavi in fibra ottica alla rete Telecom Italia.
B.S.
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giovedì 8 marzo 2018

MOZART O IL DIVINO AMADEUS: IL GENIO CHE MORI' DI "CURE"?!

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: <<Quando il 6 dicembre 1791 l'esile e logoro corpo fu calato in una misera fossa nessuno intuì che venivano portati alla tomba i resti mortali di uno spirito indicibilmente grande, regalo immeritato per l'umanità, nel quale la natura ha prodotto un eccezionale, forse irripetibile, ad ogni modo mai più ripetuto, capolavoro>>.(by Suhrkamp Verlag)
La leggenda di Mozart che scrive il suo Requiem, (commissionatogli da un personaggio misterioso quanto inquietante) fino all'ultimo, mentre la penna gli cade letteralmente di mano sorpreso dalla morte... La realtà, riguardo alla sua dipartita fu ben diversa di quella tramandataci nelle biografie curate da Constanze, la moglie, e assai meno romantica purtroppo. Persone a lui vicine dissero che ci volle parecchio tempo per riuscire a convincere un sacerdote a portare al moribondo i conforti religiosi, giacché egli considerava la chiesa pur essendo cattolico, più che un istituzione, il luogo "dove si trovava un organo", che non era lo strumento prediletto, ma che si poteva tuttavia sempre suonare. In ogni caso il sacerdote non sarebbe in fine mai andato da Mozart perché egli era noto come massone e apostata.
Il decadimento fisico di Mozart, subentrato a seguito di lunghi periodi di lavoro, è tardo eppure rapido e la morte improvvisa, dopo solo due ore di coma causata da "febbre miliare acuta". Molte malattie all'epoca erano curate con il salasso e ad Amadeus negli ultimi 12 giorni di vita furono prelevati da due a tre litri di sangue, cagionandone probabilmente la dipartita. Dati giunti dai contemporanei, fanno presumere che sia deceduto per un male acuto e non cronico. Perderebbe dunque anche vigore la teoria dell'avvelenamento << lo so, devo morire, qualcuno mi ha dato dell'acqua tofana >> avrebbe detto a Costanze. L'acqua tofana era un veleno a base di arsenico ad effetto rallentato, molto diffuso nel diciassettesimo secolo, così chiamato da teofania di Adamo inventrice del miscuglio. Però al tempo, il mercurio con cui Amadeus sarebbe stato curato a causa di malattie veneree, era una sostanza e un farmaco, accessibile a tutti largamente usato in medicina. La verità è che Mozart morì di Uremia, ossia un'infezione acuta delle vie urinarie, fra dolori lancinanti, fatto che viene taciuto nelle numerose biografie che lo riguardano, sostituito da più degni del suo mito, come quello che lo vedrebbe spirare gonfiando le gote, a sottolineare l'ultimo finale coi tromboni, forse timpani, del famoso Requiem.
Laura Antonelli https://www.facebook.com/lacicalaboccea/

mercoledì 7 marzo 2018

NON MI SOPPORTI?! E IO TI FACCIO UN REGALO...

Il dono è fin da tempi molto antichi un modo per stabilire alleanze, ricevere favori, creando aspettative di reciprocità.
Lo scambiarsi dei regali, rafforza la coesione sociale e i
rapporti di ogni genere. Possono anche essere doni le gentilezza, il perdono, i favori.
L'attuale società è basata sul profitto, sull'interesse, con una tendenza crescente alla lontananza fra individui, uniti soltanto da scambi economici. L'indifferenza della collettività è in aumento e in questo panorama desolante, forse un motivo di coesione sociale potrebbe essere rappresentato proprio dal donare. Il regalo è di solito qualcosa che si fa agli altri, spesso senza nemmeno aspettare una ricompensa. Chi è incline e farne, ne ricava unicamente il piacere di dare all'altro.
Doni per iniziare un rapporto, o al fine di suscitare simpatia, oppure per tradurre con tale gesto generoso, ciò che non si è capaci di esprimere verbalmente, instaurando così una relazione.Tuttavia si può ricorrere ai regali anche per placare il senso di colpa dopo aver fatto un torto a qualcuno, o nel tentativo di suscitare sentimenti positivi in chi non è propriamente benevolo nei nostri confronti... Il dono nelle società arcaiche era vissuto come una specie di forza magica, che portava all'immancabile restituzione, intesa come una forma di azione benevola, lontana dalla materialità, ancora più importante quando non legata ai tempi di restituzione. E' attraverso i doni che si sono formate le prime comunità e sempre con gli stessi, si creano amicizie. Per i Maori un oggetto donato, possiede una carica spirituale detta hau dove vive una parte dello spirito del donatore. Per alcuni qualcosa di regalato è in grado di "comunicare" poiché è legato al ricordo di chi lo ha donato.
Insomma fare regali, riceverne, tolte ovviamente le feste prettamente commerciali, in cui il regalo diviene una sorta di "dovere", è un'esperienza positiva che mette in sintonia con gli altri.
Laura Antonelli C. www.lacicalaparla.altervista.org

sabato 3 marzo 2018

SCOPRIAMO LA LEGGENDA DELL'ARCOBALENO

La leggenda dell'arcobaleno
Questa leggenda appartiene ai Nativi d'America, ossia agli indiani che un tempo popolavano il continente americano prima della colonizzazione degli europei.
Le popolazioni nomadi dell'America del nord, avevano un profondo legame con la natura, cui attribuivano un grande spirito o Wakan Tanka, presente in tutte le manifestazioni del Creato.
"Il padre Sole parlò a un giovane della sua stirpe, gli disse di stabilirsi sull'altopiano, di prendere in moglie una donna della tribù Buia, confinata nell'oscurità con le sorelle da una maga invidiosa della loro bellezza. Il ragazzo per eludere gli effetti avversi della magia, fu trasformato in una farfalla variopinta, che con volo leggero raggiunse la tribù Buia, dove sulle ali portò via la fanciulla scelta in sposa e le sue sorelle, conducendole al sicuro, nella dimora del padre Sole. Tuttavia, benché grate della liberazione dall'oscurità, le fanciulle nel tempo mostravano nostalgia per la tribù nativa, tanta da impietosire il Sole, che scagliati alcuni chicchi di grandine nel cielo, formò un ponte dai mille colori. L'arcobaleno magicamente poteva comparire solo nei giorni dopo la pioggia, per condurre le giovani ai loro padri e farle tornare nella casa del Sole".
Laura Antonelli C.