mercoledì 24 ottobre 2018

Quando d'amore si muore

Donne innamorate, più spesso vittime di una dipendenza affettiva, compagne, mogli, che subiscono violenze psicologiche e fisiche, si lasciano maltrattare, pur di continuare a sentirsi importanti "amate". Parliamo di persone adulte che subiscono comportamenti coercitivi da parte di un pari e non trovano la forza di ribellarsi. La violenza, sia essa fisica che psicologica, porta chi la subisce alla disistima più totale di se stesso, sino ad arrivare al punto di non riuscire più a spiegare cosa veramente provi, dato lo stato di profonda prostrazione e annullamento della personalità. Tali sentimenti auto svalutativi, impressi in anni di soprusi, possono in modo paradossale, portare la vittima a giustificare il suo aggressore sviluppando un sentimento di gratitudine, poiché non di rado il maltrattante interpreta alternativamente il ruolo di vessatore e salvatore, generando ancor più confusione e senso di colpa all'idea di denunciare gli abusi o di concludere la storia. In una società nettamente patriarcale sulla donna grava inoltre, una forte pressione sociale poiché storicamente è suo il compito di tenere unita la famiglia, o di fare in modo che la relazione di coppia funzioni, non tenendo minimamente conto di quanto debba subire per riuscirvi. Così molte donne imputandosi colpe che non hanno, restano loro malgrado invischiate in spirali di coercizione e annullamento, in alcuni casi con letali conseguenze.

 Laura Antonelli C.

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