Donne innamorate, più spesso vittime di una dipendenza affettiva,
compagne, mogli, che subiscono violenze psicologiche e fisiche, si
lasciano maltrattare, pur di continuare a sentirsi importanti "amate".
Parliamo di persone adulte che subiscono comportamenti coercitivi da
parte di un pari e non trovano la forza di ribellarsi. La violenza, sia
essa fisica che psicologica, porta chi la subisce alla disistima più
totale di se stesso, sino ad arrivare al punto
di non riuscire più a spiegare cosa veramente provi, dato lo stato di
profonda prostrazione e annullamento della personalità. Tali sentimenti
auto svalutativi, impressi in anni di soprusi, possono in modo
paradossale, portare la vittima a giustificare il suo aggressore
sviluppando un sentimento di gratitudine, poiché non di rado il
maltrattante interpreta alternativamente il ruolo di vessatore e
salvatore, generando ancor più confusione e senso di colpa all'idea di
denunciare gli abusi o di concludere la storia. In una società
nettamente patriarcale sulla donna grava inoltre, una forte pressione
sociale poiché storicamente è suo il compito di tenere unita la
famiglia, o di fare in modo che la relazione di coppia funzioni, non
tenendo minimamente conto di quanto debba subire per riuscirvi. Così
molte donne imputandosi colpe che non hanno, restano loro malgrado
invischiate in spirali di coercizione e annullamento, in alcuni casi con
letali conseguenze.
Laura Antonelli C.
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